La desertificazione bancaria in Italia: chiusure incessanti che danneggiano PMI e cittadini
La chiusura delle filiali bancarie in Italia è ormai un’emergenza economica e sociale. Dal 2011 a oggi il numero di sportelli è crollato del 37%, lasciando oltre 3.400 comuni senza banca. PMI e cittadini, soprattutto nelle aree interne e nel Sud, subiscono gravi disagi: accesso al credito più difficile, costi maggiori e perdita del rapporto diretto con gli istituti. L’effetto combinato di digitalizzazione frettolosa e tagli strutturali sta creando un “deserto finanziario” che indebolisce il tessuto produttivo nazionale. Urge un piano di coesione bancaria per tutelare imprese, lavoratori e territori.
Incessante chiusura delle filiali bancarie in Italia, danni a PMI e consumatori: urge intervenire per evitare un deserto finanziario.
La chiusura delle filiali bancarie in Italia trascina con sé imprese, famiglie e territori: senza credito e presidi locali, il Paese rischia un vero default sociale.
A cura di Raffaele Tafuro
Negli ultimi anni l’Italia sta assistendo a un fenomeno di vera e propria «desertificazione bancaria»: le filiali chiudono senza sosta, lasciando territori — soprattutto periferici e rurali — privi di presidi finanziari. Questo processo colpisce duramente le PMI, che dipendono dall’accesso al credito e ai servizi bancari locali, e danneggia i consumatori, costretti a fare km per operazioni semplici. In questo articolo ricostruisco il trend delle chiusure, analizzo gli effetti concreti e propongo alcune linee di intervento urgente.
Il fenomeno: numeri e trend
- Nel 2024 il sistema bancario italiano ha chiuso 508 sportelli, pari a una riduzione del 2,5 % rispetto alla fine del 2023. (Gli approfondimenti di Fundstore)
- Nel solo ultimo trimestre del 2024, 432 filiali hanno cessato l’attività: un’accelerazione preoccupante. (Gli approfondimenti di Fundstore)
- Nel primo trimestre 2025, sono già state chiuse 95 sportelli, continuando la tendenza del 2024. (First Cisl)
- Nei primi sei mesi del 2025, 261 sportelli bancari hanno chiuso in Italia. (Avvenire)
- In parallelo, cresce il numero di comuni che restano senza alcuna filiale bancaria. Si stima che oltre 3.400 comuni siano già privi di almeno uno sportello sul territorio. (Osservatorio Economia)
- Il fenomeno colpisce in misura maggiore le aree interne e il Sud: su 614 chiusure complessive in un dato periodo, 135 si concentrano in territori con già scarsa copertura. (Economy Magazine)
- L’analisi di AgendaDigitale segnala che, dal 2011 a oggi, il numero di filiali bancarie è diminuito complessivamente del 37%, con una media di circa 1.000 chiusure all’anno. (Agenda Digitale)
Questi numeri delineano un processo strutturale e non episodico: la rete bancaria si ritira gradualmente, lasciando spazi vuoti sul territorio.
Effetti su PMI e consumatori
Accesso al credito e rapporti bancari compromessi
Uno studio dell’Banca d’Italia sui casi avvenuti nel periodo 2010-2014 mostra che la chiusura di una filiale comporta un aumento della probabilità che i rapporti creditizi con imprese locali terminino, anche se l’impresa è solvibile. (Banca d’Italia)
In sintesi: se la banca che conosceva la PMI chiude la filiale, la relazione fiduciaria si indebolisce e il credito può venir meno.
In letteratura internazionale, un lavoro intitolato “Sorry, We’re Closed”: Bank Branch Closures, Loan Pricing and Information Asymmetries mostra che le chiusure generano asimmetrie informative e costi aggiuntivi per le imprese che devono “migrare” verso banche sconosciute o con relazioni deboli. (ResearchGate)
Sofferenza per nuove imprese e imprenditorialità locale
Una ricerca recente (Out of sight, out of mind! Bank branch closures and new firm creation in Italy) evidenzia un legame negativo fra chiusure di sportelli e nascita di nuove imprese nei mercati locali di credito. Il fenomeno risulta più forte quando la filiale chiusa era “storica” e ben radicata nel territorio. (ResearchGate)
In altre parole: la scomparsa di filiali non solo penalizza chi è già in attività, ma ostacola il tessuto imprenditoriale futuro.
Costo per i consumatori: distanza, tempi e servizi ridotti
- Secondo un sondaggio UILCA, 9 italiani su 10 si dichiarano insoddisfatti per la chiusura delle filiali bancarie nel proprio comune. (UILCA)
- Cinque su dieci dichiarano di recarsi almeno una volta al mese in filiale, e la mancanza di sportelli è avvertita “molto” o “abbastanza” dal 70% circa dei rispondenti. (UILCA)
- La riduzione degli sportelli fisici costringe cittadini e imprese a spostamenti maggiori solo per depositi, prelievi, operazioni bancarie di base o consulenza, con costi di tempo, carburante e disagio.
Allargamento del digital divide territoriale
La chiusura delle filiali accentua il divario fra chi ha accesso a infrastrutture digitali avanzate e chi no. In territori con scarsa connettività o popolazione anziana, l’uso esclusivo di canali digitali è difficile o inaccettabile per molti.
Inoltre, la scomparsa del contatto umano in filiale rende più onerosa la mediazione nelle operazioni complesse o in situazioni di fragilità creditizia.
Danni strutturali al sistema economico
- Maggiore fragilità finanziaria per le imprese, specie le micro e piccole, che perdono un punto di riferimento locale per il credito.
- Declino dell’offerta creditizia locale: le banche tendono a concentrare le risorse su territori più redditizi.
- Declino dell’imprenditorialità nei territori “abbandonati”, con senso di svalorizzazione e spopolamento locale.
- Costi sociali aggiuntivi su fasce deboli: anziani, piccoli operatori e cittadini senza accesso alle tecnologie digitali sono particolarmente penalizzati.
- Riduzione della concorrenza bancaria locale: con meno sportelli, le condizioni di servizio e prezzo possono peggiorare.
Quali interventi urgenti
- Norme vincolanti per le chiusure
- Imposizione di obblighi di servizio minimo per le aree a rischio, con valutazioni d’impatto sociale e territoriale prima della chiusura di filiali.
- Incentivi (o penalità) per le banche che mantengono sportelli in zone interne o economicamente fragili.
- Supporto per le filiali digitali “assistite”
- Creazione di sportelli pubblici / multiservizi dove la banca non riesce a restare, con supporto tecnico e personale per operazioni guidate.
- Incentivi per il potenziamento dell’online banking con tutor locale per utenti meno digitalizzati.
- Fondi e sostegno pubblico
- Fondo nazionale per la coesione finanziaria: contributi alle banche che mantengono sportelli nelle aree disagiate.
- Sussidi per le PMI penalizzate dalla chiusura della filiale, con misure di compensazione sui costi di trasferimento o digitalizzazione.
- Promozione di filiali “leggere”
- Soluzioni modulari, sportelli automatici potenziati, “branch zero” o sportelli esterni integrati con altri servizi comunali quando non è sostenibile una filiale completa.
- Monitoraggio e trasparenza pubblica
- Istituzione di un Osservatorio nazionale sullo stato delle filiali bancarie e sui servizi territoriali di credito.
- Obbligo per le banche di pubblicare i piani di chiusura con tempistiche, utenza servita e alternative previste.
La chiusura incessante delle filiali bancarie è un fenomeno che non può più essere ignorato. Non è solo un problema infrastrutturale, ma un rischio per la coesione territoriale, l’accesso al credito, la crescita delle PMI e il benessere dei cittadini. Serve un’azione coraggiosa e coordinata: non solo da parte delle autorità pubbliche, ma con responsabilità del sistema bancario e misure di supporto concreto sul territorio.
Solo così potremo evitare che la rete bancaria diventi un privilegio per le aree centrali, condannando molte zone del Paese a “deserto finanziario”.
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Articolo pubblicato dall’imprenditore e Operatore Finanziario Raffaele Tafuro, Presidente Nazionale Assopam (Associazione Professionisti, Agenti e Mediatori Creditizi), già delegato nazionale Fondazione Enasarco, Amministratore Unico Credismart A.A.F. srl mandataria Deutsche Bank Easy spa.
Esperto del settore del credito e della mediazione finanziaria. Docente per l’aggiornamento professionale OAM e IVASS, noto per le sue lotte per la riforma del credito e le sue critiche alle normative italiane ed europee nel contesto del mortgage credit.
Rappresentante d’interesse Assopam, alla Camera dei Deputati e all’Unione Europea per la tutela e la difesa di aziende e consumatori. Ha pubblicato migliaia di articoli e collabora con le migliori testate giornalistiche.
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