Trump, oro e argento: la sfida al potere delle banche centrali
Nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali del 2024, Donald Trump ha rilanciato alcune delle sue idee più controverse in campo economico: attacchi diretti alla Federal Reserve, proposte di taglio aggressivo dei tassi d’interesse, critica aperta all’indipendenza delle banche centrali e un crescente interesse per l’adozione di un sistema monetario ancorato all’oro.
Secondo l’ex presidente, l’attuale sistema basato sul dollaro fiat – cioè non ancorato a beni reali – avrebbe favorito inflazione, instabilità e potere eccessivo per le élite bancarie. Trump ha più volte sostenuto che un ritorno a un “gold standard moderno” garantirebbe maggiore stabilità e controllo al cittadino medio.
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Queste dichiarazioni non sono passate inosservate. Alcuni osservatori temono un indebolimento dell’indipendenza della Federal Reserve, che Trump ha già accusato in passato di agire contro i suoi interessi politici. Come riportato dal Financial Times, gli investitori temono un’influenza eccessiva della politica monetaria da parte della Casa Bianca nel caso di una sua rielezione (https://www.ft.com/content/6b23c2f0-13ff-4666-ad56-880bfa4428f4).
Nel frattempo, i mercati internazionali sembrano rispondere con un chiaro segnale: il prezzo dell’oro ha raggiunto livelli record, superando i 3.500 dollari l’oncia nel 2025, come riportato da Reuters (https://www.reuters.com/markets/commodities/gold-its-miners-may-enjoy-critical-mineral-upgrade-2025-07-03). Anche l’argento ha registrato forti rialzi, portandosi sopra i 36 dollari l’oncia, in scia all’aumento della domanda sia industriale che di investimento.
Le banche centrali, dal canto loro, sembrano anticipare i rischi. Secondo il World Gold Council, nel 2023 e 2024 si sono registrati acquisti record di oro da parte degli istituti centrali, in particolare da parte di paesi emergenti come Cina, Turchia e India. La tendenza è proseguita anche nel primo trimestre del 2025, con oltre 290 tonnellate acquistate globalmente (https://www.gold.org/goldhub/research/gold-demand-trends/gold-demand-trends-q1-2025).
In un recente rapporto di UBS riportato da MarketWatch, circa il 70% dei banchieri centrali intervistati ha dichiarato di aspettarsi un calo dell’influenza del dollaro come valuta di riserva nei prossimi cinque anni, con il 85% che prevede di aumentare le riserve in oro (https://www.marketwatch.com/story/half-of-central-banks-polled-in-ubs-survey-say-restructuring-of-u-s-debt-is-possible-ce1628e9).
Secondo alcuni analisti, la visione trumpiana potrebbe accelerare la cosiddetta “de-dollarizzazione”, un processo già in atto in molti paesi, che preferiscono detenere riserve in euro, yuan, oro o obbligazioni “verdi” piuttosto che titoli di Stato americani.
In conclusione, la retorica economica di Trump non è solo propaganda elettorale, ma sta influenzando profondamente l’asset allocation globale. Se confermata dalle urne, potrebbe portare a uno stravolgimento dell’attuale ordine monetario internazionale, con le banche centrali in difficoltà e i metalli preziosi destinati a un ruolo di primo piano nel nuovo equilibrio.
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Articolo pubblicato dall’imprenditore e Operatore Finanziario Raffaele Tafuro, Presidente Nazionale Assopam (Associazione Professionisti, Agenti e Mediatori Creditizi), già delegato nazionale Fondazione Enasarco, Amministratore Unico Credismart A.A.F. srl mandataria Deutsche Bank Easy spa.
Esperto del settore del credito e della mediazione finanziaria. Docente per l’aggiornamento professionale OAM e IVASS, noto per le sue lotte per la riforma del credito e le sue critiche alle normative italiane ed europee nel contesto del mortgage credit.
Rappresentante d’interesse Assopam, alla Camera dei Deputati e all’Unione Europea per la tutela e la difesa di aziende e consumatori. Ha pubblicato migliaia di articoli e collabora con le migliori testate giornalistiche.
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