09/11/2025

Trump, oro e argento: la sfida al potere delle banche centrali

Trump, oro e argento la sfida al potere delle banche centrali

Nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali del 2024, Donald Trump ha rilanciato alcune delle sue idee più controverse in campo economico: attacchi diretti alla Federal Reserve, proposte di taglio aggressivo dei tassi d’interesse, critica aperta all’indipendenza delle banche centrali e un crescente interesse per l’adozione di un sistema monetario ancorato all’oro.

Secondo l’ex presidente, l’attuale sistema basato sul dollaro fiat – cioè non ancorato a beni reali – avrebbe favorito inflazione, instabilità e potere eccessivo per le élite bancarie. Trump ha più volte sostenuto che un ritorno a un “gold standard moderno” garantirebbe maggiore stabilità e controllo al cittadino medio.

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Queste dichiarazioni non sono passate inosservate. Alcuni osservatori temono un indebolimento dell’indipendenza della Federal Reserve, che Trump ha già accusato in passato di agire contro i suoi interessi politici. Come riportato dal Financial Times, gli investitori temono un’influenza eccessiva della politica monetaria da parte della Casa Bianca nel caso di una sua rielezione (https://www.ft.com/content/6b23c2f0-13ff-4666-ad56-880bfa4428f4).

Nel frattempo, i mercati internazionali sembrano rispondere con un chiaro segnale: il prezzo dell’oro ha raggiunto livelli record, superando i 3.500 dollari l’oncia nel 2025, come riportato da Reuters (https://www.reuters.com/markets/commodities/gold-its-miners-may-enjoy-critical-mineral-upgrade-2025-07-03). Anche l’argento ha registrato forti rialzi, portandosi sopra i 36 dollari l’oncia, in scia all’aumento della domanda sia industriale che di investimento.

Le banche centrali, dal canto loro, sembrano anticipare i rischi. Secondo il World Gold Council, nel 2023 e 2024 si sono registrati acquisti record di oro da parte degli istituti centrali, in particolare da parte di paesi emergenti come Cina, Turchia e India. La tendenza è proseguita anche nel primo trimestre del 2025, con oltre 290 tonnellate acquistate globalmente (https://www.gold.org/goldhub/research/gold-demand-trends/gold-demand-trends-q1-2025).

In un recente rapporto di UBS riportato da MarketWatch, circa il 70% dei banchieri centrali intervistati ha dichiarato di aspettarsi un calo dell’influenza del dollaro come valuta di riserva nei prossimi cinque anni, con il 85% che prevede di aumentare le riserve in oro (https://www.marketwatch.com/story/half-of-central-banks-polled-in-ubs-survey-say-restructuring-of-u-s-debt-is-possible-ce1628e9).

Secondo alcuni analisti, la visione trumpiana potrebbe accelerare la cosiddetta “de-dollarizzazione”, un processo già in atto in molti paesi, che preferiscono detenere riserve in euro, yuan, oro o obbligazioni “verdi” piuttosto che titoli di Stato americani.

In conclusione, la retorica economica di Trump non è solo propaganda elettorale, ma sta influenzando profondamente l’asset allocation globale. Se confermata dalle urne, potrebbe portare a uno stravolgimento dell’attuale ordine monetario internazionale, con le banche centrali in difficoltà e i metalli preziosi destinati a un ruolo di primo piano nel nuovo equilibrio.

 

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