09/11/2025

L’Italia dei droni tra difesa, sanità, spin-off e nuove strade per i finanziamenti

L’Italia dei droni: tra difesa, sanità, spin-off e nuove strade per i finanziamenti

L’Italia dei droni: tra difesa, sanità, spin-off e nuove strade per i finanziamenti

Di  Antimo Marino Sanapo

Un secolo fa Giulio Douhet scriveva che «chi domina i cieli, domina la guerra». Oggi la sua intuizione risuona attuale, ma declinata in forme nuove: non più i caccia a reazione, ma i droni – veloci, leggeri, intelligenti. Sono loro i protagonisti nei cieli dell’Ucraina, del Mar Rosso, del Caucaso e perfino della Nato.

Ma ridurre il fenomeno dei droni solo al lato militare sarebbe una semplificazione. In Italia il settore sta vivendo una stagione di crescita senza precedenti, che tocca tanto la difesa quanto la sanità, la protezione civile e persino la logistica quotidiana.

Dal militare al civile: un settore in espansione

Accanto al colosso Leonardo, che ha dato vita alla joint venture Lba Systems con i turchi di Baykar, c’è un mosaico di imprese più piccole e start-up che si muovono tra aerospazio e tecnologie dual use: Alpi Aviation in Friuli, Italdron in Romagna, Sky Eye Systems a Pisa, Siralab Robotics in Umbria, fino al Rapier X-25 di General Defence Withub.

Un ruolo particolare lo giocano anche gli spin-off universitari, nati spesso nei laboratori di ricerca e poi trasformatisi in realtà imprenditoriali. Ne è un esempio ABzero, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha sviluppato la Smart Capsule per il trasporto di organi, sangue e vaccini. Gli spin-off rappresentano una delle strade più feconde per portare le tecnologie di frontiera sul mercato, grazie all’integrazione tra ricerca scientifica e capitale privato.

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Accanto ad ABzero troviamo Inspire, spin-off dell’Università di Genova, che con la piattaforma M.A.R.S. sviluppa sistemi autonomi per il monitoraggio e la previsione degli incendi boschivi. Inspire ha già raccolto circa 2,5 milioni di euro tra bandi e collaborazioni accademiche, dimostrando come la ricerca universitaria possa generare soluzioni di impatto globale.

C’è poi Neos srl, spin-off dell’Università di Padova, attivo in progetti di agricoltura di precisione e monitoraggio ambientale, capace di fornire mappe vegetative, individuare stress colturali e monitorare i danni da eventi meteo. Infine Zerowire, spin-off dell’Università dell’Aquila, lavora su robotica, biomedicale e automazione: componenti e soluzioni che si integrano naturalmente con il mondo dei droni e dei sistemi autonomi.

Secondo PwC Strategy& Italy, il comparto nazionale crescerà dai 459 milioni del 2024 a 1,44 miliardi nel 2030. Ma i numeri raccontano solo metà della storia. L’altra metà è fatta di applicazioni civili, spesso meno note ma non meno rivoluzionarie: – droni-ambulanza con defibrillatori a Palermo e Marsala; – consegna di sangue e campioni biologici tra Pozzuoli e Ischia; – la Smart Capsule di ABzero, spin-off della Sant’Anna di Pisa, che trasporta organi e vaccini; – il progetto Indoor a Torino per i trapianti; – il programma nazionale SEUAM del 118, che punta a inserire i droni nei protocolli di soccorso.

Dove si trovano le risorse finanziarie per sostenere tutto questo?

Dietro ogni innovazione c’è una questione che spesso resta sottotraccia: il finanziamento. Le start-up del settore droni si muovono in un terreno particolare: servono grandi capitali iniziali, i tempi di sviluppo sono lunghi e le normative stringenti.

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Negli ultimi anni ho visto diverse strategie: – Fondi europei (EDF, Horizon, PNRR) e nazionali, che restano fondamentali ma complessi da ottenere. – Venture capital e business angel, più attenti ai progetti dual use che possono generare ritorni civili oltre che militari. – Corporate venture, con grandi player come Leonardo pronti a investire in piccole realtà innovative. – Crowdfunding ed equity crowdfunding, ancora marginali ma utili per validare l’idea e costruire una community. – Crowdlending, strumento emergente: permette alle start-up di raccogliere capitali tramite prestiti da investitori privati, più rapido e meno burocratico rispetto ai bandi pubblici o ai round di equity.

Proprio il crowdlending può finanziare fasi specifiche (prototipazione, certificazioni) senza diluire subito la quota dei fondatori.

Dove trovare i soldi (e come chiederli)

Gli imprenditori devono affrontare due sfide: dimostrare la scalabilità della tecnologia e convincere investitori di poter accedere a mercati regolamentati. – Preparare un business plan solido, che parli il linguaggio degli investitori. – Puntare sul dual use, mostrando il potenziale civile oltre quello militare. – Fare networking e partecipare a convegni e fiere internazionali. – Usare strumenti alternativi come incubatori, acceleratori, corporate venture, bandi regionali, crowdfunding e crowdlending.

Mini-guida pratica: 5 modi per finanziare una start-up dei droni

  1. Fondi pubblici e bandi europei: Horizon Europe, EDF, PNRR, bandi MIMIT e Ministero Difesa.
  2. Venture capital e business angel: investimenti in capitale proprio, mirati a dual use.
  3. Corporate venture: collaborazione con grandi aziende come Leonardo.
  4. Crowdfunding / equity crowdfunding: raccolta fondi aperta al pubblico, utile anche come validazione del prodotto.
  5. Crowdlending: prestiti da investitori privati, rapido e flessibile, adatto a fasi specifiche di sviluppo.

Uno sguardo al futuro: il Drone International Symposium

Proprio questi temi saranno al centro del Drone International Symposium (www.internationalsymposium.it). L’evento è organizzato da:

  • Istituto di Fisica Applicata “N. Carrara”, Sesto Fiorentino, Firenze, Italia (www.ifac.cnr.it)
  • Universidade de Vigo, Galicia, Spagna (www.uvigo.gal)
  • ABZero srl, Cascina, Pisa, Italia (www.abzero.it)

L’evento riunisce istituzioni, imprese, università e investitori per discutere le prospettive tecnologiche e finanziarie del settore. Alla tavola rotonda dedicata agli strumenti alternativi di finanziamento, discuteremo di come attrarre capitali verso le imprese italiane, quali percorsi seguire per non restare indietro e come creare ecosistemi che facilitino l’accesso ai fondi.

 

Oggi i droni sono già una realtà nei cieli della guerra e nei corridoi degli ospedali. Domani, per continuare a esserlo, avranno bisogno di imprenditori coraggiosi, capaci di convincere investitori, istituzioni e cittadini a credere in loro.

Se il Novecento apparteneva ai caccia, il futuro appartiene ai droni. La sfida per chi vuole lanciare una start-up è imparare non solo a costruirli, ma anche a finanziare il loro volo.

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